skariko

joined 2 years ago
 

Google e Microsoft si sono fidati di loro. 2,3 milioni di utenti li hanno installati. Erano malware.

@informatica

parzialmente tradotto da: https://blog.koi.security/google-and-microsoft-trusted-them-2-3-million-users-installed-them-they-were-malware-fb4ed4f40ff5

TL;DR - La nostra indagine su un singolo contagocce “verificato” ha rivelato una campagna coordinata di 18 estensioni dannose che hanno infettato ben 2,3 milioni di utenti su Chrome ed Edge.

Se pensi che un'estensione di Chrome con il badge verificato di Google, oltre 100.000 installazioni, oltre 800 recensioni e un posizionamento in evidenza nello store sia affidabile? Ripensaci.

Vi presentiamo “Color Picker, Eyedropper — Geco colorpick”, un'estensione che dimostra perfettamente come attori di minacce sofisticati stiano sfruttando i segnali di fiducia su cui facciamo affidamento. Non si tratta di una palese estensione truffa messa insieme in un fine settimana. Questo è un cavallo di Troia accuratamente realizzato che offre esattamente ciò che promette (un selettore di colori funzionale) mentre contemporaneamente dirotta il browser, traccia ogni sito web visitato e mantiene una backdoor persistente di comando e controllo. Non solo, ma è rimasto legittimo per anni prima di diventare malevolo tramite un aggiornamento di versione.

Se ciò non bastasse, ecco la campagna RedDirection . La nostra indagine sull'estensione Color Picker ha rivelato che era solo la punta dell'iceberg. Analizzando l'infrastruttura di comando e controllo e tracciando schemi di codice simili, abbiamo scoperto quella che chiamiamo la campagna RedDirection, una sofisticata rete multipiattaforma di diciotto estensioni dannose che coprono sia i negozi Chrome che Edge, tutte con la stessa funzionalità di dirottamento. Complessivamente, queste diciotto estensioni hanno infettato oltre 2,3 milioni di utenti su entrambi i browser, creando una delle più grandi operazioni di dirottamento del browser che abbiamo documentato.

Queste estensioni si mascherano da popolari strumenti di produttività e intrattenimento in diverse categorie: tastiere emoji, previsioni meteo, controller di velocità video, proxy VPN per Discord e TikTok, temi scuri, amplificatori di volume e sbloccatori di YouTube. Ognuna fornisce funzionalità legittime mentre implementa segretamente le stesse capacità di sorveglianza e dirottamento del browser che abbiamo scoperto nel selettore di colori.

Molte di queste estensioni hanno ottenuto lo stato verificato o il posizionamento in primo piano sia nel Chrome Web Store che nel Microsoft Edge Add-ons store, dimostrando che i fallimenti della sicurezza si estendono a entrambi i principali marketplace dei browser. Ogni estensione opera con il proprio sottodominio di comando e controllo (come admitclick.net, click.videocontrolls.com, c.undiscord.com), dando l'impressione di operatori separati pur facendo parte della stessa infrastruttura di attacco centralizzata che si estende su entrambe le piattaforme.

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Jack Dorsey (ex Twitter) presenta Bitchat

@informatica

da https://www.ilsoftware.it/bitchat-rivoluziona-la-messaggistica-chat-senza-internet-grazie-a-jack-dorsey/

Bitchat è la nuova app open source e decentralizzata di Jack Dorsey, il fondatore di Twitter, per inviare messaggi senza internet, tramite una rete mesh Bluetooth crittografata.

Viviamo in un’epoca in cui la privacy digitale è costantemente sotto assedio, tra la pervasività delle reti, la necessità di essere sempre connessi e il rischio continuo di tracciamento. In questo scenario si inserisce una novità che promette di cambiare radicalmente il modo in cui comunichiamo: Bitchat, la nuova app di messaggistica decentralizzata ideata da Jack Dorsey, già noto per aver co-fondato Twitter e per le sue successive incursioni nel mondo delle tecnologie aperte e distribuite.
Che cos’è Bitchat

Bitchat si distingue per una filosofia di utilizzo senza precedenti: nessun bisogno di connessione internet, di Wi-Fi o di SIM telefonica. L’app sfrutta la tecnologia Bluetooth Low Energy per costruire una rete mesh peer to peer tra dispositivi fisicamente vicini, consentendo così lo scambio di messaggi in modo diretto, senza affidarsi a server centralizzati o infrastrutture tradizionali.

Questo approccio garantisce una resilienza straordinaria: la comunicazione rimane possibile anche in situazioni di blackout, in aree prive di copertura o in contesti in cui la censura o il controllo delle reti possono rappresentare un ostacolo.

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La foto di un Red Sprite sopra un temporale visto dalla ISS: cos’è e cosa sappiamo su questo fenomeno

@scienza

L'astronauta Nichole Ayers ha fotografato dalla ISS un Red Sprite o "Spettro Rosso", raro fenomeno atmosferico che dura pochi millisecondi. Si tratta di una scarica elettrica di colore rosso-blu che si genera sopra i forti temporali, verso la ionosfera a circa 80 km dalla Terra su cui si hanno ancora poche informazioni.

da su: https://www.geopop.it/la-foto-di-un-red-sprite-sopra-un-temporale-visto-dalla-iss-cose-e-cosa-sappiamo-su-questo-fenomeno/

 

Come si sono formate le cascate del Niagara e cosa c’entrano con Nikola Tesla

@scienza

Le Cascate del Niagara sono tra le meraviglie naturali più visitate al mondo, con oltre 12 milioni di turisti ogni anno. Ma pochi sanno che un tempo si trovavano 11 km più a valle rispetto a oggi e che proprio qui fu costruita una tra le prime grandi centrali idroelettriche della storia. In questo video con Stefano Gandelli, parleremo di queste spettacolari cascate al confine tra Stati Uniti e Canada: com’è nata la loro particolare forma, come si sono formate, quante sono (e dove si trovano), e qual è stato il ruolo di Nikola Tesla nello sfruttamento dell’energia delle acque del Niagara.

https://www.youtube.com/watch?v=3r2ENwNTYgw

 

TapTrap: Animation-Driven Tapjacking on Android

@informatica

Scopro da GrapheneOS questa tipologia di attacco su Android.

Loro dicono di aver pronto un fix che verrà incluso nel prossimo update mentre Google nonostante ne sia a conoscenza da ottobre 2024 non lo ha ancora sistemato.

Date un occhio al video su: https://taptrap.click/ perché è un attacco molto interessante e particolare.

 

Nessuna bomba d’acqua a Milano, nubifragio causato da una “squall line”: cos’è e come si forma

@scienza

Il forte maltempo che ha colpito Milano nella giornata di ieri con violenti nubifragi, esondazioni del Seveso, grandine e alberi caduti (uno dei quali ha ucciso una donna a Robecchetro con Induno), è dovuto al passaggio di una “squall line”, una fascia di temporali allineati lungo un fronte freddo proveniente dall'Islanda. Nonostante le forti piogge, però, non c'è stata nessuna “bomba d'acqua”.

continua su: https://www.geopop.it/perche-i-nubifragi-a-milano-sono-stati-cosi-forti-cose-una-squall-line-e-perche-non-si-puo-parlare-di-bomba-dacqua/

 

[Guerre di Rete] - I libri tech per l'estate

@informatica

da https://guerredirete.substack.com/p/guerre-di-rete-i-libri-tech-per-lestate

Questa è una edizione speciale della newsletter. È l’ultima prima delle vacanze (ma sul sito Guerredirete.it troverete ancora articoli). Per questo ho deciso di fare una lista di letture per l’estate. Ho selezionato solo ed esclusivamente libri in stile “guerre di rete” per temi e taglio, usciti nel 2025 o al massimo alla fine del 2024 (qualche eccezione per testi stranieri fondativi, cioè che aiutano a inquadrare alcuni dei temi trattati, ma in ogni caso si va indietro giusto di un paio di anni).

Ho letto interamente buona parte dei libri citati. Tutti quelli che cito li ho comunque consultati/esplorati. Alcuni li ho adorati, altri non mi trovano sempre allineata sulle loro premesse, tesi o conclusioni, o sulla loro prospettiva, ma ho deciso di metterli perché li reputo importanti o utili per l’attuale dibattito sui temi tech. Alcuni sono in conflitto o acceso dialogo fra loro. Altri sono un uno-due pugilistico, se letti assieme (come la trilogia luddista, che sferra anzi tre colpi all’immagine di senso comune ed errata dei luddisti).
Soprattutto, ci sono libri molto diversi: giornalistici, accademici, storici. Prima di prenderne uno in base al titolo vi consiglio di consultarlo, perché a seconda dei vostri interessi o studi potreste trovarlo o difficile o non abbastanza tecnico. Sono scritti da autori diversi per pubblici diversi.

Ciò detto, non ci ho messo poco a fare questa lista, e soprattutto a leggerli, cercarli, conoscere e soppesare gli autori. In pratica vi ho aperto il mio blocco note digitale. Se lo apprezzate, e se lo usate, fatemelo sapere o, anche meglio, fatelo sapere al mondo.

Se invece volete discutere di alcuni di questi libri, la mia mail è sempre aperta (basta rispondere).

Se non ho messo qualche libro che secondo voi avrei dovuto mettere (ma con quei presupposti che ho scritto all’inizio eh, non qualsiasi libro tech), fatemelo sapere, ma abbiate anche clemenza, non sono (ancora) un robot e faccio quel che posso (vi dico solo che spesso in newsletter mi dimentico di segnalare cose mie: e dall’information overload, è tutto).

E buone, serene, felici vacanze! Non scordate il libro in valigia!

Tutti i consigli su: https://guerredirete.substack.com/p/guerre-di-rete-i-libri-tech-per-lestate

 

Valvassini di Jeff Bezos

@eticadigitale

Nel suo Discorso sulla servitù volontaria, databile attorno al 1550, l’allora ventenne umanista Étienne de La Boétie cerca di rispondere a una domanda non semplicissima: perché in ogni luogo e tem­­po della storia, singoli uo­mini – maschile non sovraesteso – riescono a far accettare il loro do­mi­nio alle masse?

O, per dirla con le parole di de La Boétie: «Com'è possibile che tanti uomini sopportino un tiranno che non ha forza se non quella che essi gli danno. Da dove prenderebbe i tanti occhi con cui vi spia se voi non glieli forniste?».

Questa degli «occhi con cui» i tiranni ci «spiano» è una frase che ho cara più o meno da quando mi sono messo a studiare la deriva tirannica delle Big Tech e dei loro signori, a loro volta non meno feudali di quelli che aveva in antipatia questo saggio ragazzotto a metà del Cinquecento.

Magari oggi ci spiano con «occhi» digitali, venduti come citofoni o sistemi di sorveglianza, ma la sostanza rimane invariata: la servitù volontaria è viva e vegeta, e lo sarà finché un solo uomo potrà – torniamo al nostro autore – «soggiogarne centomila, e toglier loro non la libertà, ma quasi anche il desiderio di averla».

Il matrimonio di Jeff Bezos è stata una delle notizie più discusse delle ultime settimane: una Venezia noleggiata, blindata, imbellettata per il matrimonio del sultano, con spazi pubblici, trasporti e luoghi di culto resi inaccessibili ai residenti.

Si è detto che Bezos per queste nozze con Lauren Sanchez ha speso l’equivalente di 23 euro per un italiano medio; si è notato che in Laguna sono atterrati un centinaio di jet privati, a fronte di 200 invitati al matrimonio; ha detto, Bezos stesso, di essere «amareggiato» e sorpreso dalle proteste del comitato No Space for Bezos e dalle polemiche che hanno accolto il suo imeneo.

Ma soprattutto, mi viene da dire, si sono levate voci in difesa di Bezos: il direttore del Foglio Claudio Cerasa ha scritto che «la presenza di un Bezos in Italia, e a Venezia, dovrebbe essere trattata come una manna dal cielo», inserendo nel titolo del suo editoriale che il «circoletto antifa» e anti-Amazon avrebbe «un problema con la libertà»; la ministra Daniela Santanché ha comunicato benefici economici dovuti all’evento per un totale di 957 milioni di euro (ma la cifra pare un pelino esagerata).

Personalmente non credo che la parabola personale e imprenditoriale di Bezos abbia nulla da spartire con la «libertà»: la libertà, come ci insegna de La Boétie, è anzitutto libertà dal dover servire, e nulla è più servile di accorrere in difesa del secondo o terzo uomo più ricco del mondo, e largamente fra i più ricchi della storia, nonché proprietario di una testata giornalistica di rilievo internazionale e di una società che, da sola, orienta e riplasma le sorti del commercio globale.

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Cosa è il tecnopanico e perché non serve a criticare la tecnologia (e Big Tech)

@eticadigitale

da Guerre di Rete

Non è un mistero il fatto che viviamo in tempi distopici, dove le interconnessioni tra tecnologia e politica illuminano un presente caratterizzato da controversie, diritti violati, potere sempre più concentrato. È una realtà politico-economica che in alcune sue sfumature fa impallidire le narrazioni più scure del cyberpunk, come scrive il collettivo Acid Horizon, ma sono anche tempi che vengono, spesso, molto mal raccontati. Specialmente nei media mainstream, da quasi una decina di anni, i toni attorno alle tecnologie si sono fatti spesso apocalittici: secondo queste narrazioni, la rete ha ucciso la democrazia, mandato al potere il nuovo autoritarismo, ci ha reso soli, stupidi e sudditi. Tutto perché passiamo gran parte del nostro tempo online o interagendo con tecnologie digitali.

Quello che spesso viene chiamato “techlash”, ovvero il clima di manifesta e crescente ostilità verso la tecnologia che si è instaurato nel dibattito pubblico a partire dallo scandalo Cambridge Analytica è un fenomeno ancora in corso che, se da un lato ha favorito fondamentali discussioni critiche attorno alla tecnologia, aperto importanti percorsi legislativi e di regolamentazione e ha chiuso un momento di euforico e acritico entusiasmo nei confronti del “progresso” della Silicon Valley, dall’altro ha anche scoperchiato il vaso di Pandora del catastrofismo più superficiale e vacuo. Peraltro, quel catastrofismo è l’altro lato della medaglia del “tecnoentusiasmo”: un mix di determinismo, ascientificità, hype e profezie che si autoavverano.

Tecnopanico, il saggio di Alberto Acerbi

Il nuovo saggio di Alberto Acerbi, ricercatore del Dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell’Università di Trento, Tecnopanico (Il Mulino) affronta proprio la genesi di quel catastrofismo e delle paure su cui si basa, puntando a smontare alcuni miti e false credenze della vulgata tecnologica contemporanea. Guardando principalmente a quello che pensiamo di sapere su disinformazione, teorie del complotto, algoritmi e implicazioni psicologiche dell’uso dei social media, il saggio di Acerbi fornisce soprattutto una panoramica degli studi sul tema che cerca di portare al centro del dibattito i risultati della ricerca, che in molti casi è sanamente non conclusiva, e lo fa con un sano scetticismo.

Per quanto sia fondamentale non negare le complicazioni e le problematicità di questo momento storico-tecnologico – come dicevamo fortemente distopico – resta importante navigare quei problemi basandosi su dati reali e non su narrazioni di comodo e alternativamente allarmistiche o di acritico entusiasmo. E, soprattutto, senza cadere in un facile panico morale che serve per lo più a sviare la discussione e l’analisi del presente. Anche perché, spiega Acerbi, quasi tutti i “presenti” hanno puntato pigramente il dito contro le nuove tecnologie di quei momenti, che si sono in seguito diffuse e sono divenute tra le più rappresentative di quelle epoche. A ogni tecnologia corrisponde quindi un nuovo “panico”.

“Il panico attorno alla tecnologia non si manifesta esclusivamente con le tecnologie di comunicazione e digitali, anzi, uno dei temi principali del libro riguarda proprio l’importanza di assumere una ‘lunga prospettiva’ sulle reazioni alle tecnologie passate. In questo modo possiamo osservare dei pattern comuni e capire meglio quello che sta accadendo oggi”, spiega Acerbi a Guerre di Rete. “Ci sono panici che possiamo avere ma possiamo andare più lontano nel passato: la radio, i romanzi, la stampa o addirittura la scrittura. Pensiamo per esempio alla stampa. Negli anni successivi alla sua diffusione in Europa c’erano preoccupazioni che ricordano quelle di oggi: moltiplicazione incontrollata di informazioni, circolazione di falsità e via dicendo. L’aspetto interessante è che la società si è adattata alla stampa con altre invenzioni, come gli indici analitici e le enciclopedie, e tramite cambiamenti di comportamenti che puntano a risolvere questi problemi”.

Una concezione deterministica delle tecnologie

Alla base del “tecnopanico” c’è una concezione deterministica delle tecnologie, che le inquadra come forze indipendenti dalla produzione umana o dal contesto socio-politico che le produce, capaci in maniera autonoma di generare effetti diretti nella società, come se non fossero un prodotto di quest’ultima, ma una forza aliena. Secondo Acerbi, in particolare, queste forme di panico “considerano l’introduzione delle tecnologie come un processo a senso unico, in cui una nuova tecnologia cambia in modo deterministico le nostre abitudini, la nostra società e la nostra cultura”. Al contrario, come invece insegnano, per esempio, decenni di studi sulla costruzione sociale della tecnologia, nessuna innovazione, nemmeno quella più potente (come l’AI, ci arriviamo) ha queste capacità. Eppure, il “tecnopanico” è dappertutto e spesso, anzi, guida le scelte di policy e di regolamentazione delle tecnologie digitali, sedendosi ai tavoli dei legislatori più spesso degli esperti. Anche perché il “tecnopanico” ha megafoni molto forti.

“Sicuramente oggi il ‘tecnopanico’ è diventato mainstream. Una ragione è l’integrazione capillare della tecnologia nella vita quotidiana: tutti abbiamo un’esperienza personale e diretta di smartphone, social media e via dicendo”, spiega ancora Acerbi. “Questo è un pattern con caratteristiche ricorrenti: il riferimento a un’epoca precedente in cui le cose erano migliori. Pensiamo all’idea di epoca della ‘post-verità’, che necessariamente suppone l’esistenza di un’epoca ‘della verità’. L’amplificazione da parte di media che spesso sono in diretta concorrenza con le tecnologie, come gli attacchi ai social media dai canali di informazione tradizionali, creano una narrazione in cui il pubblico è visto come passivo, vulnerabile, facilmente manipolabile”.

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IronFox è ora disponibile su FFUpdater

@lealternative

Dalla nuova versione, la 81.0.0, uscita pochi giorni fa è stato inserito anche ironFox all'interno di FFUpdater!

 

Le Alternative si sposta da Infomaniak a 1984.hosting

@lealternative

Avevo intenzione di farne un articolo più approfondito in merito ma alla fine non ero convinto potesse interessare troppo così delego il tutto a questo post su Feddit (a meno che non interessi anche un approfondimento, nel caso lo pubblico volentieri).

In breve: Infomaniak ha rilasciato dichiarazioni contro l’anonimato in rete auspicando un futuro dove nessuno sia realmente anonimo online, nemmeno dietro VPN. Questo è per me un punto di rottura che mi ha portato a spostare il sito su altri lidi e la scelta (dopo parecchie prove e riflessioni) è ricaduta sugli islandesi 1984.hosting.

Dopo un’esperienza durata più di 6 anni, ho quindi deciso di abbandonare l’hosting di Infomaniak e questa decisione non arriva da un problema di infrastrutture o sicurezza.

Come molti di voi probabilmente sanno, in Svizzera c’è una proposta di legge che vorrebbe richiedere ai provider VPN di sorvegliare attivamente i propri utenti e alcuni provider come Proton e NymVPN hanno già detto che se dovesse venire approvata si sposterebbero altrove.

Infomaniak, che non offre VPN e che quindi da questa legge non verrebbe toccata, ha espresso il proprio punto di vista (blog e intervista) dicendo di essere sostanzialmente contrari alla revisione per come è prevista ma auspicano comunque la possibilità di controllo degli utenti dietro VPN e, mia speculazione, anche dietro Tor probabilmente visto che parlano in maniera assoluta di non essere contenti dell’anonimato in rete.

Se per alcuni probabilmente queste sono solo chiacchiere, sottigliezze o cose poco importanti, per quanto mi riguarda è un princìpio importante da rispettare per il quale non credo possano esistere contrattazioni.

Da parte mia quindi semplicemente non utilizzerò più i loro servizi per Le Alternative, continuerò comunque a suggerirlo con le dovute precisazioni cercando il più possibile di non generare inutili ansie.

Cos'è 1984.hosting?

È un hosting che esiste dal 2006, sono islandesi e usano datacenter con sola energia eolica e idroelettrica in Islanda (hanno anche dei datacenter di backup in Germania).

Si presentano così:

We state that 1984 as a company and its officers will always go the extra mile to protect our customers' civil rights, including the freedom of expression, the freedom of the press, the right to anonymity and privacy.

Free Software is software that gives the user the freedom to share, study and modify it. It's not about price -- it's called Free Software because the user is free. 1984 values the freedom and transparency that Free Software offers, as well as the excellent security and reliability track record that the Free Software model offers. 1984 commits to using Free Software wherever possible. To use Free Software is to make a political and ethical choice asserting the right to learn -- and share what we learn with others.

Spero di rimanere con loro per molto tempo (chissà!), per ora ho fatto il primo contratto in offerta da 3 anni sperando di trovarmici bene. Tra tutti quelli che ho provato e visto mi sono sembrati gli unici con dei server decenti e soprattutto che dichiarano apertamente di sostenere i diritti digitali, il software libero e la libertà di espressione ma non quella "alla Elon Musk":

What we don't do is host those who advocate violence, terror, suppression or hatred. We throw out neo-Nazis and racists. We have endured severe cyber attacks, legal attacks and physical threats from hate groups of different persuasions who try to get us to take down web sites. We do not give in, no matter the cost to us in legal fees, security arrangements or peace of mind.

Se a qualcuno interessa il loro sito è: 1984.hosting.

[–] skariko@poliversity.it 1 points 2 months ago (2 children)

@Moonrise2473 Sembra tutto costruito ad hoc per creare una sorta di dipendenza.

Comunque io cerco di rompere il cazzo anche quando i siti terzi usano Amazon Shipping senza avvisarmi prima e senza darmi la possibilità di scegliere 😁

[–] skariko@poliversity.it 1 points 2 months ago

@qwe @Moonrise2473 fino a poco fa (non sono certo di ora perché non ordino su Amazon da mesi) era quasi sempre gratuita (anche "per una penna BIC") anche se facevi spedire in un Amazon Locker senza avere Amazon Prime.

[–] skariko@poliversity.it 1 points 2 months ago

@cybersecurity @informatica se si guarda bene bene e con attenzione si potrà vedere che c'è un articolo in questa sponsorizzazione! 😅

 

Tutto sui robottoni giapponesi: dalle origini ai Super Robot

@cinema_serietv

Un bell'articolo di Spaziogames sui robottoni giapponesi: https://www.spaziogames.it/articoli/robottoni-giapponesi

Ne mancano sicuramente alcuni anche famosi come ad esempio il mitico Yattaman, uno dei miei preferiti di sempre invece è Daltanious 🧡

[–] skariko@poliversity.it 1 points 2 months ago

@uz @Galessandroni @lealternative bella domanda, essendo un'estensione davo per scontato andasse ovunque (https://addons.mozilla.org/en-US/firefox/addon/mozilla-vpn-extension/) ma io l'ho provata effettivamente su Windows e ora non ho Linux o macOS sotto mano. Magari qualcuno ha esperienze in merito!

[–] skariko@poliversity.it 2 points 2 months ago (2 children)

@Galessandroni @lealternative secondo me sì, ma non vale solo per Mozilla ma in generale credo che valga la pena spendere 50-60€ l'anno per una VPN decente.

Comunque per ora mi sta piacendo molto l'ottima integrazione con Firefox su desktop che comprende anche l'utilizzo con i multi-container

[–] skariko@poliversity.it 1 points 2 months ago (1 children)

@lillobel @lealternative vero. In realtà mi interessava soprattutto per la parte "alias email" perché per quanto riguarda le password sono decisamente d'accordo con quanto dici soprattutto se si parla di un servizio in cloud.

[–] skariko@poliversity.it 1 points 2 months ago (1 children)

@macfranc @caffeitalia ti capisco perfettamente, cronaca nera e gossip potrebbero sparire da un giorno all'altro e penso che faticherei ad accorgermene...

[–] skariko@poliversity.it 2 points 3 months ago

@calamarim @skariko@www.lealternative.net @lealternative grazie comunque per avermelo fatto notare, intanto ci metto un bel disclaimer anche perché effettivamente seppur funziona anche senza internet (per chi può disabilitarlo per-app) ne richiede comunque l'accesso.

[–] skariko@poliversity.it 2 points 3 months ago (2 children)

@calamarim @skariko@www.lealternative.net @lealternative hai assolutamente ragione e me l'ero completamente persa visto che era nel repository "madre". L'origine pakistana non mi entusiasma molto ma ci sono ottimi progetti pakistani come ad esempio Notesnook.

La parte sulla sharia invece volevo capirla meglio ed essendo ignorante in materia volevo anche sentire altre opinioni. Il "problema" non è soprattutto nel momento in cui la sharia viene utilizzata nel sistema giuridico? A livello di "app" dire che "rispetta la sharia" mi suona un po' come "rispettami i dettami della Bibbia" ma se altri ne sanno più di me ascolto (e leggo) volentieri.

[–] skariko@poliversity.it 1 points 3 months ago (1 children)

@tabache @skariko@www.lealternative.net @lealternative compromesso significa per l'appunto compromesso, altrimenti sarebbe la perfezione :) una delle pecche di Signal purtroppo è proprio quella che hai detto cioè che dipende da servizi terzi per la ricezione/invio dei messaggi ma nel corso degli anni si è tolta dal vincolo AWS e ora porta il traffico su più server (Google, Microsoft Azure) e se ricordo bene dovrebbe essere ora più semplici cambiare fornitori in caso di problematiche.

Per quanto riguarda Quicksy: appena installata, richiesto il numero di telefono, inserito... e mai arrivato SMS di conferma. Riprovo, non arriva. Ora mi dice "Riprova tra 8 ore".

Ecco diciamo che è anche questo a cui mi riferisco quando parlo di compromesso e quando penso e dico che XMPP, nonostante la veneranda età, non è ancora pronta per il grande pubblico. Conosco bene XMPP e non è che non lo cito perché non lo conosco "abbastanza bene" ma è proprio perché lo conosco abbastanza bene che non lo cito :)

[–] skariko@poliversity.it 1 points 3 months ago (3 children)
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