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La TV nuova

Gli articoli di Cassandra Crossing sono sotto licenza CC BY-SA 4.0 | Cassandra Crossing è una rubrica creata da Marco Calamari col "nom de plume" di Cassandra, nata nel 2005.

Continuiamo la saga di Cassandra sulle smart TV!

Questo articolo è stato scritto il 29 gennaio 2019 da Cassandra

Spiccioli di Cassandra 430/ La TV nuova

Da una nuvola di fumo, una storiella, due consigli e varie considerazioni.

E’ davvero cominciato tutto con una nuvola di fumo. Acre, di bachelite bruciata, canto del cigno del trasformatore di alta tensione, evento che decenni or sono era un guasto tipico delle TV a tubo catodico. Un guasto allora facilmente riparabile … con un economico ma ormai irreperibile pezzo di ricambio.

Ahimè, non è più un mondo per cose vecchie, e quindi Cassandra si è dovuta rassegnare all’acquisto della sua prima SmartTV, ovviamente meno smart ed impicciona possibile.
Non è stato difficile. Il periodo natalizio, una serie di filtri ed un paio di controlli tecnici hanno portato ad una scelta molto veloce, grazie ad un ben noto (anche troppo) sito di commercio elettronico.
Requirement: assenza di microfono, assenza di telecamera, 39 pollici e dimensioni geometriche specificate al millimetro per essere sicuri dell’incastro nella libreria, risoluzione full-hd (no-4k), SAT e DVB2.

Risultato: non tanti modelli e solo 3 marche, specialmente a causa della dimensione obbligata di 39″, che rende inutili i 4k.

Una googlatina in giro; solo una delle marche pare avere un’assistenza italiana contattabile sia via numero verde che email. Prezzo incredibilmente basso, ordine. Meno di un’ora in tutto.

Malgrado il Natale incombente, dopo pochi giorni arriva il paccone. La rimozione e riciclaggio del cadavere dello scorso millennio, dei box per il SAT e per lo streaming (questa è un’altra storia), del gorillaio di cavi relativi ed annessa polvere secolare hanno richiesto un paio d’ore; il montaggio del nuovo 30 minuti, il setup circa un’ora, anche a causa della incapacità di Cassandra di capre come fare, nella selva di menu, per passare da SAT a DTV.

Relativamente onesto il setup; dice, in maniera abbastanza chiara, che il televisore funzionerà solo se si risponde di si alla licenza d’uso, e che tutti i dati di utilizzo, incluso quelli di eventuali app, saranno utilizzati anche dal fabbricante. Così è se vi pare.

In attesa che la Comunità Europea renda illegali (se mai lo farà) questi comportamenti universalmente diffusi, procediamo a minimizzare il danno.
Nessuna applicazione aggiuntiva installata, collegamento alle rete non via cavo ma via wifi, su una rete guest appositamente creata che può solo uscire su internet.
Quando Cassandra avrà tempo, snifferà i nomi dei server che il televisore cerca di contattare e ne renderà impossibile il contatto, o lo reindirizzerà su IP locali fake.

Per ora quindi non solo Netflix ma anche il fabbricante del televisore sapranno quando e cosa guardo in streaming.

Ooops, RaiPlay, tanto per cambiare, si pianta in continuazione, in particolare sul “Paradiso delle Signore”, che per l’appunto la mia signora esige di poter vedere.

Il firmware si aggiorna over the air, ed è aggiornato.
Con un cattivo presentimento vado sul sito del fabbricante ed invio una richiesta di intervento. Aspetto a chiamare il numero verde e, dopo diversi giorni, ricevo una mail di richiesta di ulteriori informazioni. Le invio, e segue ancora il silenzio.
Con lo stato d’animo di chi, come ultima risorsa, si reca dallo sciamano, telefono al numero verde e, miracolo, dopo poche decine di secondi sono in linea con un’operatrice. Malgrado la segnalazione già fatta, mi fa riempire un’anagrafica. Poi finalmente mi chiede la descrizione del problema, e chiude promettendo un contatto.
Nel pomeriggio altro miracolo. L’operatrice mi richiama davvero, ripeto mi ri-chia-ma lei, per sapere una oscura sottoversione del firmware, che prontamente le fornisco.
Qualche altro giorno di silenzio e poi una mattina arriva la mail del servizio tecnico con il link per scaricare un nuovo firmware, e dettagliate istruzioni su come farlo. Nel giro di mezz’ora, incluso il reset completo della tv, tutto funziona. Commovente.

Adesso ho una spia, ma molto miope e sorda, in salotto, e posso infine staccare il cavo HDMI di 10 metri che collegava il pc al vecchio televisore, accrocco che dovevo utilizzare per vedere lo streaming.

Questa si che è stata una bella soddisfazione.

Marco Calamari

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submitted 2 years ago* (last edited 7 hours ago) by skariko@www.lealternative.net to c/lealternative@feddit.it
 
 

Alternative a ChatGPT

Non volete dare il vostro numero di telefono a ChatGPT o utilizzare Bing? Ecco alcuni chatbot alternativi a ChatGPT!

https://www.lealternative.net/2024/02/14/alternative-a-chatgpt/

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Una delle più belle applicazioni per gli SMS per Android si chiama QKSMS ed è abbandonata da parecchio tempo (sono 3 anni ormai, l'ultimo aggiornamento risale al 2021).

Da poco è stata ripresa in mano da un'altra persona che l'ha forkata e ha creato QUIK riportandola quindi in vita.

Prima di menzionarla su Le Alternative volevo aspettare un po' e capire se il progetto andrà avanti o meno.

Grazie ad Anto per la segnalazione sul gruppo!

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Skiff è stata acquisita da Notion (e non esisterà più)

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Scriviamo questa notizia al volo visto che è successo tutto nel weekend. Skiff, per chi non l’avesse mai sentita nominare, è (era?) una suite molto interessante di mail/calendario e documenti crittografati con sede negli Stati Uniti. La notizia è che Skiff è stata acquisita da Notion 1 e fin qui nulla di troppo nuovo o eclatante. Il fatto più importante è che con l’acquisizione Skiff scomparirà di esistere perché verrà pian piano unita ai servizi di Notion e tutta la suite di Skiff non esisterà più.

Nata pochi anni fa ha iniziato un percorso abbastanza incredibile nel fornire un servizio crittografato end-to-end con alcune applicazioni open source e con aggiornamenti costanti e ottimi 2 che lasciavano ben sperare per il futuro.

Skiff è stata acquisita da Notion (e non esisterà più)

Skiff è stata acquisita da Notion (e non esisterà più)

Anche noi, dopo diverso tempo e diverse prove, avevamo deciso di inserire alcuni loro servizi tra le alternative perché per l’appunto erano online da abbastanza tempo, sembravano abbastanza affidabili per quel che riguardava gli aggiornamenti e la manutenzione e il servizio offerta era decisamente buono.

Anche uno dei blog più apprezzati sulla privacy, ovvero Privacy Guides, aveva deciso di inserirlo tra le raccomandazioni nonostante i molti dubbi (soprattutto etici, non tanto a livello tecnico) sollevati da alcune persone. C’è stata ad esempio una lunga discussione l’anno scorso sul loro forum con la presenza anche del CEO di Skiff che alla fine ha convinto lo staff di Privacy Guides all’aggiunta 3. Oggi, dopo la scottatura, quelli di Privacy Guides stanno ragionando su come evitare “il prossimo Skiff” 4, e questa è una riflessione che interessa anche noi e che tendenzialmente condividiamo. I progetti (come Skiff) finanziati dai cosiddetti venture capitalist sono sicuramente quelli più “a rischio”.

Un dominio personale è per sempre

Quello che succederà ora quindi è che i servizi di Skiff verranno implementati all’interno di Notion ma la suite di Skiff, tra cui Skiff Mail, non esisterà più. Questo ci ricorda anche l’importanza di avere un proprio dominio personale quando si parla di email. Avere un indirizzo importante associato a uno dominio che non possedete (vale quindi anche per tutte le caselle email Gmail, Hotmail, Yahoo etc) vi lega a un’azienda più di quanto sarebbe necessario.

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  1. Notion acquires privacy-focused productivity platform Skiff[]
  2. Skiff changelog[]
  3. Skiff Mail (Email Provider)[]
  4. Avoiding the next Skiff[]

https://www.lealternative.net/?p=48964

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ObscuraCam, pixela automaticamente i volti nelle fotografie

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ObscuraCam: The Privacy Camera

open source
gratuita
permette di mettere dei pixel sulle facce delle persone riconoscendole in automatico
purtroppo non è più aggiornata da tempo

Quella che andremo a presentare oggi è un’applicazione davvero molto interessante sviluppata da Guardian Project, un collettivo di persone che si dedicano alla creazione di applicazioni per proteggere la propria privacy online. ObscuraCam è un’applicazione davvero molto interessante anche se, purtroppo, non viene aggiornata da diverso tempo.

ObscuraCam e Guardian Project

Come dicevamo il Guardian Project sviluppa diverse applicazioni importanti come ad esempio le mitiche Tor Browser per Android e Orbot. Nel corso del tempo hanno creato anche altre applicazioni meno famose anche se molte di queste sono state poi un po’ abbandonate a loro stesse come ad esempio Haven oppure Ripple. Tra le varie applicazioni create c’è anche quella di cui vi parliamo oggi ovvero ObscuraCam: The Privacy Camera.

È un’applicazione molto semplice e, come abbiamo già detto, purtroppo non più aggiornata da qualche anno. Tuttavia funziona molto bene anche nelle ultimissime versioni di Android anche se è sparita la possibilità di usarla anche come applicazione per fare le fotografie, probabilmente per via cambi di API delle nuove versioni di Android 1.

Pixela i volti automaticamente

La funzione di ObscuraCam è presto detta: vi permetterà di inserire automaticamente dei pixel (o delle immagini coprenti o direttamente del nero) sui volti delle persone. Se ben ricordate abbiamo già parlato in passato di un’applicazione simile chiamata PrivacyBlur. La differenzia sostanziale è che in ObscuraCam i volti vengono riconosciuti automaticamente. Grazie a questo riconoscimento automatico è decisamente più semplice e veloce riuscire a coprire i volti delle persone prima di, eventualmente, condividere la foto.

Una volta dati i permessi all’applicazione per funzionare (richiede anche internet ma non è obbligatoria, se avete uno smartphone che permette di non dare la connessione internet potete anche togliergliela) potrete vedere le fotografie nei vostri album. Selezionate una fotografia con delle persone e vedrete che magicamente sarà comparso un pixel sul viso. Potete decidere di lasciarla così, se vi piace, e di premere subito salva per farne una copia. Se premete invece sul pixel creato potrete decidere se farlo diventare completamente nero, se pixelare tutto il resto lasciando integra la faccia oppure se mascherare il viso con qualcos’altro (maschera di Groucho, uno smile oppure maschera da luchador).

Scarica ObscuraCam

Se vi abbiamo incuriositi e se non vi interessa molto il fatto che l’applicazione è ferma da qualche anno vi lasciamo qui sotto i riferimenti per scaricarla. Il link sul Play Store non lo mettiamo perché è fermo al 2017 mentre l’ultimo aggiornamento dell’applicazione risale al 2021.

scarica da F-Droidscarica direttamente l'APKcodice sorgente

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  1. Hmm okay, but I thought it was selectable in the past. Nevermind then…[]

#foto #pixel

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Minesweeper – Antimine, un remake open source di Campo Minato

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Campo Minato è probabilmente uno dei puzzle game su computer più famosi del mondo che deve la sua popolarità soprattutto al fatto di essere inserito tra i giochi di Windows 3.1 nel Microsoft Entertainment Pack. Nel tempo su Windows è stato poi modificato in Prato Fiorito mentre su Linux il nome è rimasto invariato. Quella che vi presentiamo oggi è la sua versione open source per Android, Minesweeper – Antimine è infatti un eccellente remake libero di Campo Minato!

Come si gioca a Campo Minato?

Minesweeper – Antimine, un remake open source di Campo Minato

Non vogliamo però dare troppe cose per scontato e cercheremo di dare un piccola infarinatura di come si gioca a Campo Minato. Lo scopo del gioco è quello di evitare le mine e di liberare tutto il campo intorno a voi. Quando avrete premuto per la prima volta in un punto qualunque dello schermo vedrete che alcuni punti saranno liberi da mine mentre altri avranno dei numeri.

Il numero corrisponde al numero di mine che toccano quella casella. Dunque se vediamo il numero 1 vuol dire che in diagonale, a sinistra, a destra, sopra o sotto c’è soltanto una mina. Per segnalare che c’è una mina (ed evitare voi di colpirla) dovrete segnalarla con un’apposita bandierina. In questa versione dovrete scegliere in basso se volete piantare una bandierine oppure se volete continuare l’esplorazione in quella zona.

Questa non è l’unica versione di Campo Minato presente su F-Droid ma è quella che ci è piaciuta più di tutte. Graficamente è infatti quasi impeccabile con la possibilità di sfruttare decine di temi e di combinazioni di colori differenti. Per ogni tema è inoltre possibile modificare anche la grafica dei mattoncini da liberare.

Sempre dalle impostazioni è possibile modificare i comandi di gioco. Per esempio potreste preferire che tenendo premuto venga piantata una bandierina oppure che tenendo premuto venga scoperta la zona. In alternativa potete preferire di di avere sempre al primo tocco la bandierina e con il doppio tocco liberare la zona. Ci sono quattro possibilità differente oltre a quella attiva di default ovvero scegliere manualmente se usare la bandierina o liberare le zone.

Nelle impostazioni troviamo un’altra miriade di caratteristiche modificabili. Ne elencheremo solo qualcuna: è possibile eliminare il feedback tattile, attivare i suggerimenti, evidenziare i numeri non risolti, usare il punto interrogativo e molto altro. Le impostazioni sono anche esportabili così da non perderle nel momento in cui cambiate smartphone.

Minesweeper – Antimine ha anche delle statistiche locali per vedere come ve la cavate, ha decine di lingue diverse utilizzabili (tra cui anche l’italiano) e diverse modalità di gioco con cui fare la vostra partita.

Scarica

Concludiamo dicendo che il gioco non richiede pressoché alcuna autorizzazione se non quella per vibrare: niente internet né altre autorizzazioni bizzarre.

scarica da Play Storescarica da F-Droidcodice sorgente

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#campoMinato #puzzle #puzzleGame

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Elon Musk come Prometeo

Gli articoli di Cassandra Crossing sono sotto licenza CC BY-SA 4.0 | Cassandra Crossing è una rubrica creata da Marco Calamari col "nom de plume" di Cassandra, nata nel 2005.

Cassandra e i doni di Elon Musk.

Questo articolo è stato scritto il 4 febbraio 2024 da Cassandra

Cassandra Crossing 571/ Elon Musk come Prometeo

Prometeo ha donato il fuoco agli uomini … ma la sua storia può insegnarci ancora qualcosa?

Prometeo pagò caro il dono del fuoco agli uomini. Incatenato da Giove e condannato ad avere il fegato divorato per l’eternità da un’aquila. Per fortuna, dopo molto tempo, Ercole passò di lì e lo liberò, quindi il merito fu alla fine ricompensato.

Pensandoci bene tuttavia, il dono del fuoco non è stato solo un dono; come tutte le tecnologie “dual-use” è stato anche una maledizione. Ma di sicuro i doni di Prometeo hanno dato agli uomini più possibilità, inclusa quella della libera scelta.

Libera scelta”, sì; non tutti hanno letto interamente il mito di Prometeo, che era infatti ancora più generoso. Prima della faccenda del fuoco, aveva partecipato alla creazione dell’uomo e, contro il parere degli altri dei, gli aveva dato i doni dell’intelligenza e della memoria, rubandoli (birichino) ad Atena.

Ecco, Cassandra ha sempre pensato che questi ultimi fossero quelli per cui meritava di essere definito “generoso”. Anche se, a ben guardare, pur avendo contribuito a definire l’Uomo in maniera sostanziale, sono stati doni “dual-use”; parte dono e parte maledizione.

Detto questo, che nulla è se non la solita, cassandresca e lunghissima introduzione, veniamo all’argomento principale.

Elon Musk è ormai noto ai più solo per le questioni legate a Twitter/X, social in passato meno tossico di altri, che lui ha acquistato e su cui ha fatto sostanziali cambiamenti. Di tutto questo, a Cassandra non gliene potrebbe fregare di meno, ed anzi, pensa che così dovrebbe essere anche per voi.

Si, perché se della persona si deve parlare, sono ben altre le sue “imprese” delle quali discutere.

Ah, ecco — diranno alcuni dei 24 irritati lettori — ora Cassandra ci dirà che Elon ha donato la Tesla agli uomini”.

Tranquilli! No, e per due diversi motivi.

Il primo è che l’auto elettrica, per i problemi legati al cambiamento climatico, è una vera maledizione. Investimenti volutamente sbagliati, sottratti a soluzioni vere che funzionerebbero certamente.

Il secondo è che, nella sua attuale incarnazione, un veicolo elettrico è non solo uno spreco di risorse ma anche un ulteriore contributo alla creazione di una società basata su tecnocontrollo. Ma ci fermiamo qui.

Si, perché se vogliamo fare un parallelo tra Prometeo ed una personalità complessa come Elon Musk, con una storia di realizzazioni stupefacente, dobbiamo parlare di altro, e non del fatto che sia un survivalista o che talvolta licenzi in tronco i suoi dipendenti.

Dell’uomo Elon, a parte chi volesse esprimergli sentimenti di gratitudine, di odio, od ambedue, a Cassandra ne frega il giusto. Parliamo invece delle cose pratiche da lui create o causate.

Il dono del fuoco di Elon agli uomini esiste, ed è quello dei vettori spaziali riutilizzabili di SpaceX; infatti questi, oltre a realizzare i sogni di tanti diversamente giovani appassionati di fantascienza d’antan, riaprono la corsa allo spazio, chiusa dopo l’inutile follia tecnologica del programma Apollo. E non si può dire che il fuoco non ne faccia parte…

Ma, come quelli dell’intelligenza e della memoria di Prometeo, i doni importanti, potenti e pericolosi di Elon, sono altri; uno ormai sulla bocca di tutti, OpenAI, l’altro, solo di recente approdato sui media, Neuralink.

Ecco, Cassandra ammonisce che non della sola intelligenza artificiale ci si dovrebbe preoccupare, cosa peraltro giustissima, visto l’uso che il tecnocapitalismo ne sta facendo.

No, è dell’integrazione uomo-macchina e del “potenziamento” della mente tramite l’IA che ci si dovrebbe preoccupare, ora che forse siamo ancora in tempo.

Anche se solo futuribili (ma per quanto?) questi “doni”, che cominciano a sembrare possibili, aprono questioni concettualmente inesplorate, le più probabili delle quali a Cassandra fanno accapponare la pelle.

Al solito, non per la tecnologia di per sé, ma per l’uso che una società fondamentalmente malata come quella attuale ne farebbe certamente. Le solite cose, già viste e riviste, nella storia ed oggi; controllo delle persone e schiavitù.

Cassandra non vorrebbe dover smettere di citare la sua prediletta Skynet, contro cui almeno si può combattere e forse vincere, e dover invece iniziare a citare i Borg e Matrix…

Marco Calamari

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A partire dalla fine di questo mese, il provider VPN AirVPN non accetterà più clienti italiani. Questa drastica decisione è una risposta diretta ai requisiti di blocco della pirateria del governo, applicati attraverso il sistema "Piracy Shield". AirVPN afferma che i requisiti sono troppo onerosi, aprendo al contempo la porta a potenziali blocchi eccessivi e violazioni dei diritti fondamentali degli utenti.

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Tab Tosser, elimina le schede rimaste aperte

Indice dei contenuti

Tab Tosser, caratteristiche principali

estensione per Firefox
open source
permette di chiudere automaticamente tab aperte da giorni o settimane

Quella che vi presentiamo oggi è un’estensione per Firefox davvero particolare e che probabilmente interesserà pochissime persone. Però a noi piace scovare applicazioni, estensioni e progetti bizzarri e spesso anche sconosciuti!

Tab Tosser è senz’altro uno di questi ma gli abbiamo voluto dedicare un piccolo articolo perché è un’estensione open source, viene aggiornata con costanza dall’ormai lontano 2019 e rispetta la privacy di chi la utilizza non collezionando dati di alcun tipo e quei pochi dati necessari per il funzionamento non lasciano mai il vostro browser.

Tab Tosser, elimina le schede rimaste aperte

D’altronde l’unico permesso richiesto da questa estensione è l’accesso alle schede del browser che comprende 1:

  • accesso ai dettagli della scheda;
  • ordinare e raggruppare le schede;
  • spostare le schede tra le finestre;
  • fornire un modo alternativo di elencare le schede.

Ora diremo una cosa che forse la maggior parte di voi già sa, ma crediamo che ripetere cose essenziali e semplici sia sempre in qualche modo utile. Prima di installare un’estensione, qualsiasi estensione, controllate sempre che tipo di permessi richiede. Non è un’operazione complessa, infatti nella pagina dell’estensione è sempre presente una sezione dedicata ai permessi richiesti.

Ogni singolo permesso segnato è poi riportato a questo indirizzo con completa spiegazione di cosa fa esattamente quel permesso così da capire autonomamente se può essere in qualche modo troppo invasivo o meno.

Ma cosa fa questa estensione, nella pratica?

Tab Tosser vi permette di chiudere automaticamente schede rimaste aperte sul vostro browser da un giorno, una settimana o addirittura un mese.

In pratica questa applicazione è utile a chi utilizza il browser in un modo molto particolare, ovvero lasciando schede aperte anche per svariati giorni perché “ha paura di perderle”.

Ora, sappiamo bene che la maggior parte di chi frequenta Le Alternative probabilmente salva a malapena la sessione in corso e spesso naviga solo in privato tramite Mullvad Browser o simili. 😁 Tuttavia, come detto in precedenza, non vogliamo ignorare nulla e ci piace presentarvi progetti utili a qualcuno, anche se questi qualcuno possono contarsi sulle dita di una mano!

Grazie a Tab Fosser queste schede si chiuderanno automaticamente senza preavviso ma verranno tenuti i log (in locale) per 30 giorni proprio per evitare che vengano chiuse schede in qualche modo importanti.

Scarica per Firefox

visita il sitoscarica l'estensione per Firefoxcodice sorgente

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  1. Accedere alla schede del browser[]

https://www.lealternative.net/?p=44411

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Archivismi: Cassandra tra i ghiacci

Indice dei contenuti

Gli articoli di Cassandra Crossing sono sotto licenza CC BY-SA 4.0 | Cassandra Crossing è una rubrica creata da Marco Calamari col "nom de plume" di Cassandra, nata nel 2005.

La fine di archivismi con una bella sorpresa: il PDF di tutta la storia!

Questo articolo è stato scritto il 12 gennaio 2024 da Cassandra

Cassandra Crossing 570/ Archivismi: Cassandra tra i ghiacci

Abbiamo visto che l’archiviazione a prova di secoli tra i ghiacci esiste davvero. Ma come può fare Cassandra per “congelare” le sue esternazioni?

Nelle 10 puntate della prima campagna di Archivismi abbiamo raccontato dell’archiviazione di 566 numeri di Cassandra Crossing su Internet Archive. Nelle successive due puntate abbiamo raccontato storia e tecnologie che rendono possibile l’archiviazione a lungo termine nell’Artico, con periodi di conservazione stimati tra i 500 ed i 1000 anni.

Resta da trattare il punto più importante; come fare per archiviare laggiù.

La buona notizia è che è semplice e relativamente economico, quella cattiva è che bisogna capire ed adeguarsi ad un processo tanto lento quanto “alieno”, e quindi apparentemente innaturale nella sua lentezza se non lo si conosce nei dettagli.

Si trova spiegato, in maniera un po’ dispersiva, sul sito dell’Arctic World Archive. Ne ricapitoliamo qui le fasi principali, per aver chiaro il processo. Per archiviare delle informazioni è necessario:

  • Aprire un account sul portale AWA, che è gratuito per i primi 45 giorni, poi 9 Euro/mese.
  • Creare un film virtuale, caricarvi i file e folder da archiviare; se necessario caricare anche i metadati, sia standard che personalizzati in caso di esigenze particolari. I dati resteranno sempre disponibili sul cloud del portale AWA, per tutto il tempo in cui l’account sarà attivo.
  • Finalizzare il film, pagando l’importo con carta di credito (139 Euro per un film da 1 GB).
  • Attendere il successivo turno di deposito dei film nell’archivio e la relativa cerimonia, che per ovvi motivi climatici e di distanza avvengono di rado, tipicamente una-due volte l’anno (ma tanto non abbiamo fretta perché lavoriamo per i secoli a venire). Alla cerimonia si può assistere da remoto o, se avete il tempo ed i soldi per un viaggio complicato ma affascinante, anche di persona. E se avete ancora più soldi potete far organizzare un deposito ed una cerimonia quando volete, a vostro esclusivo uso e consumo.

A questo punto, se le vostre esigenze di archiviazione sono terminate, l’account può addirittura essere chiuso. Si perde in tal caso la possibilità di accedere ai dati nel cloud, e non si fornisce più un piccolo sostegno economico all’Archivio.

C’è da tener presente che, data la natura del progetto, salvo diversi accordi i dati archiviati diventano, in prospettiva, pubblici.

La memoria del pianeta.

Se questo non fosse quello che vi serve, possono comunque essere presi accordi ad-hoc. Comunque, ricordate che in questi casi la crittografia è sempre la vostra amica migliore.

Nel caso che invece abbiate esigenze molto maggiori o particolari, esplorate gli account di fascia superiore, ed eventualmente contattate l’azienda via email.

E cosa ha fatto, per adesso, Cassandra? Ha incaricato il suo alter ego nel mondo materiale di eseguire queste attività.

Così il malcapitato ha dovuto:

  • Creare un account minimale (45 giorni gratis, poi 9 Euro/mese)
  • Creare il film più piccolo possibile, di 1 GB, con durata “eterna”. I film virtuali “piccoli” vengono scritti tutti insieme su un singolo film fisico, che cuba 120GB. Potete comprarne anche uno intero tutto vostro, nel qual caso potete anche gestirlo fisicamente. Oltre a trovare cose utili con cui riempirlo, ricordatevi però che dovrete scucire circa 9000 Euro.
  • Inserire gli articoli di Cassandra Crossing, prelevati direttamente da Internet Archive. Tuttavia ho il forte sospetto che abbia inserito qualche file personale, anzi “romantico”, insieme a quelli della rubrica.
  • Informarsi sulla data del prossimo deposito, non ancora fissata ma prevista a giugno.
  • Inserire i dati della carta di credito e mettere il dito sul tasto “invio”.

Poi fermarsi, perché ci sono ancora due mesi di tempo per utilizzare la prossima data di deposito, ed io e lui dobbiamo ancora decidere come finire di riempire il film, che è ancora per due terzi vuoto.

Avete qualche suggerimento? Qualche cosa da inserire nello spazio libero del film di Cassandra? Fatecelo sapere, scrivendo a Cassandra od a Marco.

Cassandra ringrazia chi ha avuto la pazienza di seguirla fino qui e annuncia la sospensione del racconto della terza campagna di Archivismi.

Ma gli Archivismi invece continuano; non devono mai fermarsi!

Messaggi di Cassandra 013/ Da San Francisco all’Artico, leggete la storia completa

Siamo arrivati alla fine della “campagna” di Archivismi, e Cassandra Crossing è al sicuro.

Archivismi, un viaggio dall’Italia a Funston Avenue 300 San Francisco ed a Longyearbyen, isole Svalbard, circolo polare Artico.

E tutto per archiviare Cassandra. Scaricate la storia completa.

Marco Calamari

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Ho scoperto questa alternativa per caso: https://stract.com/

È un motore di ricerca open source e con un suo indice indipendente. Per ora non ho provato a utilizzarlo o altro però mi sembrava interessante segnalarlo.

Qualcuno ne ha mai sentito parlare?

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GPSTest, un’applicazione per testare il vostro GPS

Indice dei contenuti

GPSTest, caratteristiche principali

per Android
open source
gratuita
permette di testare il proprio GPS ricevendo molte informazioni utili

L’applicazione di oggi può essere utile sia a chi è curioso di sapere come funziona il proprio GPS e a quali satelliti è collegato, sia a tutte quelle persone che magari hanno qualche problema con il GPS e grazie a questo strumento potrebbero riuscire a capirne un po’ di più.

GPSTest infatti, come già il nome ci fa ben capire, permette di testare il vostro GPS su qualsiasi smartphone Android. Per funzionare richiede alcuni permessi come la connessione internet, funzionare in background e ovviamente l’accesso completo alla localizzazione. Grazie a questi permessi l’applicazione riuscirà a dirvi a quali satelliti siete collegati con molte informazioni interessanti e curiose.

GPSTest

GPSTest, foto F-Droid

Oltre a tutte le informazioni sui satelliti l’applicazione integra anche una bussola per orientarsi e capire meglio dove si trovano i satelliti a cui siamo collegati e quali vengono utilizzati per la vostra geolocalizzazione.

Non essendo questo un campo in cui siamo particolarmente esperti, ma siamo certi che a qualcuno questo GPSTest possa tornare molto utile, vi lasciamo tradotta una parte della descrizione presente su F-Droid:

GPSTest visualizza le informazioni in tempo reale sui satelliti in vista del dispositivo. Uno strumento di test open-source fondamentale per gli ingegneri delle piattaforme, gli sviluppatori e i power user.

Supporta:

  • GPS (USA Navstar)
  • GLONASS (Russia)
  • QZSS (Giappone)
  • BeiDou/COMPASS (Cina)
  • Galileo (Unione Europea)
  • Vari sistemi di potenziamento satellitare SBAS (ad esempio, GAGAN, Anik F1, Galaxy 15, Inmarsat 3-F2, Inmarsat 4-F3, SES-5).

I satelliti GLONASS sono rappresentati come quadrati nella vista Sky. Gli statunitensi NAVSTAR sono rappresentati come cerchi, Galileo e i satelliti QZSS e SBAS sono mostrati come triangoli e infine i satelliti BeiDou sono rappresentati come pentagoni.

Scarica

scarica da Play Storescarica da F-Droidcodice sorgente

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#gps #satelliti #test

https://www.lealternative.net/?p=45912

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Non lo uso personalmente ma sto cercando di capire se posso consigliarlo e a chi

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Planet zero

Nuovo appuntamento con i giochi open source di questa estate! Planet Zero è un classico platform vecchio stile: vi ritrovate abbandonati su un mondo sconosciuto e dovrete trovare un modo per fuggire.

Iniziate senza nulla di nulla ma man mano che andrete avanti troverete oggetti (rocce) che vi aiuteranno a proseguire.

Planet zero

Planet Zero, foto Itch.io

Il gioco è davvero molto semplice ma sicuramente verrà apprezzato da tutti gli amanti dei cari platform vecchio stile.

I tasti per giocare sono le classiche frecce per muioversi, il tasto X per saltare e la C per lanciare rocce. Il tasto ESC invece vi farà uscire.

Come avrete notato questi articoli che facciamo per parlare di questi giochi sono cortissimi: non c’è molto da dire né da aggiungere, sono giochi open source semplici per passare qualche minuto oppure ora davanti al computer a divertirsi!

gioca onlinecodice sorgente

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Archivismi: Cassandra e la miniera

Gli articoli di Cassandra Crossing sono sotto licenza CC BY-SA 4.0 | Cassandra Crossing è una rubrica creata da Marco Calamari col "nom de plume" di Cassandra, nata nel 2005.

Il sogno di Cassandra!

Questo articolo è stato scritto il 12 gennaio 2024 da Cassandra

Cassandra Crossing 569/ Archivismi: Cassandra e la miniera

Archiviare per dei secoli richiede tecnologie poco comuni ma tutto sommato semplici. Ma dove, esattamente, può essere realizzato un tale archivio?

Nelle 10 puntate della prima campagna di Archivismi abbiamo raccontato l’archiviazione di 566 numeri di Cassandra Crossing su Internet Archive, che tra l’altro ieri l’ha anche promossa a Collezione; la seconda campagna, quella di archiviazione dei 106 video di Quattro Chiacchiere con Cassandra è stata invece appena accennata nella precedente puntata perché troppo semplice e veloce. Siamo stati davvero bravi!

Abbiamo poi raccontato la tecnologia di registrazione digitale più durevole oggi sul mercato, accennando anche al fatto che la durata certificata a temperatura ambiente può essere ulteriormente estesa abbassando la temperatura di conservazione.

Come si possono conservare delle bobine di pellicola fotografica, ben protette dentro contenitori appositamente progettati, e poi sigillate in buste di materiale protettivo, a temperature molto al di sotto della nostra temperatura ambiente di circa 20 gradi?

Spoiler: la soluzione non è quella di dotarsi di grossi frigoriferi, ma di trovare un’adatta “temperatura ambiente”.

Per fortuna, non c’è bisogno di essere pionieri; basta seguire quello che hanno fatto i pionieri di un diverso tipo di archiviazione, di cui molti non hanno mai sentito parlare.

E ancora una volta Cassandra deve chiedere pazienza ai 24 irriducibili lettori, perché è di nuovo necessario riavvolgere il nastro (qui potremmo dire la pellicola), anche se solo di una quarantina di anni. E non di archiviazione di dati dovremo parlare, ma di archiviazione di semi; sì, semi e campioni genetici.

Nel 1984, la Nordic Gene Bank creò un impianto di sicurezza per lo stoccaggio di semi in una miniera di carbone dismessa nelle isole Svalbard. Il permafrost (il terreno permanentemente gelato), le infrastrutture disponibili e la cooperazione con la compagnia carboniera Store Norske Spitsbergen Kullkompani permisero la creazione di una struttura che avrebbe conservato una raccolta di semi in un contenitore d’acciaio all’interno della miniera di carbone n. 3 a Longyearbyen, miniera che si inoltra per 300 metri nel permafrost della montagna.

Nel 2001 fu stipulato il Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura (ITPGRFA), che prevedeva l’istituzione di un sistema mondiale comprendente regole per l’accesso e la condivisione generalizzata dei benefici di tali risorse.

Tuttavia uno studio nel 2004 rivelò che il permafrost — che mantiene una temperatura costante di circa -3,5°C — non era ottimale per la conservazione del patrimonio genetico; inoltre lo stoccaggio dei semi in una miniera di carbone esposta a un livello elevato di gas idrocarburi non era geneticamente sicuro.

Il governo norvegese valutò allora la creazione di una struttura più adatta e, nell’ottobre 2004, si impegnò a finanziare e realizzare lo Svalbard Global Seed Vault, realizzando una costruzione scavata nel permafrost privo di carbone, dotata di un impianto di raffreddamento attivo per abbassare ulteriormente la temperatura fino a -18 °C, cioè alle condizioni standard per le banche genetiche.

Il Global Seed Vault in questa nuova struttura è stato inaugurato il 26 febbraio 2008; ancora oggi tuttavia molti pensano che esso si trovi invece nella miniera di carbone abbandonata, e non in una struttura nuova, scavata appositamente. Questo tour virtuale vi permette di visitare la nuova struttura.

Ma allora se alle Svalbard ci sono solo semi — diranno i 24 infastiditi lettori — dove sono i dati?

Risposta facile. Ricordate che il primo deposito di semi realizzato nel 1980 si trovava nella miniera di carbone n. 3 a Longyearbyen? Bene, con la creazione della nuova struttura la miniera è tornata sfitta, ed una piccola azienda norvegese, creata apposta dalla già nominata Piql, ha pensato bene di rilevarla e di creare il primo deposito di dati nell’Artico, l’Arctic World Archive. Uno yuppie direbbe Tecnologia + logistica = servizio innovativo.

Certo, il look avveniristico da bunker del Global Seed Vault qui non c’è; il look è più simile a quello della miniera di Indiana Jones ed il Tempio maledetto, con in più un tocco di Cronache del Dopobomba.

Ma laggiù, in fondo ad una galleria resa praticabile da puntelli e reti metalliche antinfortunistiche, occhieggia un container di acciaio inossidabile …

… pieno di contenitori avvolti in quella che sembra stagnola, ma che in realtà sono buste sigillate. Nella maggior parte di queste buste è custodita la prima campagna di archiviazione di Github.

Il Github Archive Program nel 2000 ha archiviato in 186 contenitori di pellicola una copia di tutti i progetti attivi (incluso quello del sito di e-privacy!) e li ha immagazzinati nella miniera n.3, battezzando l’iniziativa Arctic Code Vault; successivamente c’è stata una ulteriore campagna di archiviazione, ed una successiva è prevista in data non ancora fissata.

Ma Cassandra dove è finita — interloquisce nervosamente il più indisciplinato del 24 lettori — è tutto interessante, ma veniamo al punto!

Beh, il punto … sarà nella prossima puntata di Archivismi.

Marco Calamari

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L’archivio di Cassandra: scuola, formazione e pensiero

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Specie, cambio valute anche offline

Indice dei contenuti

Settimana dedicata alle applicazioni semplici e di utilizzo quotidiano, anzi precisamente quest’applicazione pensiamo possa tornare utile anche durante un viaggio! Sì perché Specie è un’applicazione semplice, gratuita, open source, libera per calcolare rapidamente il cambio di qualsiasi valuta.

L’applicazione ci è piaciuta e abbiamo deciso di farne un piccolo articolo dedicato, anche perché praticamente non richiede nessun permesso se non quello della connessione internet. Tra l’altro quest’ultimo permesso non è nemmeno obbligatorio e serve solo ad aggiornare le quotazione in tempo reale dal sito Float Rates.

Specie, cambio valute anche offline

Per una vacanza all’estero per esempio, se si pensa di non poter utilizzare la connessione internet, può essere utile scaricare anticipatamente le valutazioni dei vari cambi e fare fede a queste per avere un’idea, seppur imperfetta, del cambio valuta.

Utilizzare Specie dunque può essere una buona alternativa in alcune occasioni al controllo in tempo reale su alcuni siti. Le impostazioni non sono molte, ma l’applicazione ha uno sviluppatore che la segue abbastanza bene e generalmente i bug vengono sistemati. È possibile permettere l’aggiornamento automatico delle valute solo tramite Wi-Fi o solo tramite il roaming. È ovviamente possibile anche l’aggiornamento manuale premendo semplicemente sul tasto “aggiorna”.

È presente anche un pratico widget per tenere d’occhio il valore di una valuta in particolare. Altre impostazioni sono principalmente estetiche come utilizzare il tema scuro, oppure sono di nicchia come la possibilità di inserire più cifre decimali (da una a cinque).

L’applicazione è presente esclusivamente su Android e la trovate solamente su F-Droid (o tramite release di GitHub).

Scarica l’app

visita il sitoscarica da F-Droidcodice sorgente

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Archivismi: Cassandra attraverso i secoli

Gli articoli di Cassandra Crossing sono sotto licenza CC BY-SA 4.0 | Cassandra Crossing è una rubrica creata da Marco Calamari col "nom de plume" di Cassandra, nata nel 2005.

Ve l’avevamo detto che non sarebbe finita così… Cassandra vuole spingersi oltre!

Questo articolo è stato scritto il 10 gennaio 2024 da Cassandra

Cassandra Crossing 568/ Archivismi: Cassandra attraverso i secoli

Cassandra non si accontenta, vuole arrivare più lontano e vuole sopravvivere non per decenni ma per secoli o millenni. Ce la può fare?

Nelle precedenti 10 puntate di Archivismi abbiamo descritto la prima campagna di archiviazione; quella della rubrica Cassandra Crossing su Internet Archive. E’ stato un lungo percorso, poiché siamo partiti dallo studio della struttura di Internet Archive, seguito la preparazione dei dati, realizzato qualche decina di righe di script per automatizzare il tutto, eseguito gli upload veri e propri, ed infine la ripulitura dei dati e la correzione degli errori nei metadati.

Oggi invece introdurremo la terza campagna di archiviazione di Cassandra Crossing.

Ohibò — dirà qualcuno dei più informati 24 lettori — la terza campagna? Ma dove ci hai raccontato la seconda?

Giustissimo, la seconda non l’ho raccontata perché è stata troppo facile e veloce.

La seconda campagna consisteva nell’archiviazione dei 106 video di Quattro Chiacchiere con Cassandra su Internet Archive. Cassandra ha deciso di non parlarne perché è appena finita, ed ha richiesto solo 20 minuti di preparazione del foglio elettronico di bulk upload e circa un’ora di caricamento. E’ pur vero che avevamo maturato una preziosa esperienza precedente, che i metadati inseriti sono elementari e che i dati di partenza erano già ben strutturati, ma una cosa così semplice e veloce non poteva meritare una pur breve esternazione di Cassandra. Per cui la butto li, andatevi a vedere il risultato, e passiamo davvero alla terza campagna di archiviazione, che ve lo anticipo, sarà ben più stuzzicante.

Dobbiamo però, come Cassandra vi ha ormai abituato, raccontare un po’ di storia. Veramente assai più di un po’, visto che non si tratta di partire dall’alba di Internet, nemmeno dall’alba dei computer, ma addirittura dall’alba della scrittura, il che vuol dire riavvolgere il nastro, così all’ingrosso, di 5 millenni abbondanti. E’ da quella remota epoca che è giunto fino a noi il primo archivio di informazioni omogenee, scritto in caratteri cuneiformi su circa 4.000 tavolette di argilla. Se consideriamo la tavoletta di argilla come supporto informativo, potremmo dire che le tavolette di Uruk si sono rivelate molto durevoli, facendo impallidire tutti i moderni supporti informatici.

E’ pur vero che innumerevoli altre tavolette di argilla non hanno superato, come le loro più famose 4000 colleghe, il lungo viaggio fino a noi, ma comunque l’efficacia del supporto rimane notevole.

I rotoli di pergamena si sono rivelati poco meno durevoli; i più antichi superano infatti di poco i duemila anni, e la durata “media” della pergamena, conservata in condizioni ideali, è stimata intorno ai mille anni.

Alcuni papiri sono giunti a noi dall’antico Egitto e quindi sono durati anche loro per millenni, ma in condizione estremamente particolari (tombe sigillate nel deserto). Nei climi europei ed in condizioni di conservazione ideali hanno invece una durata stimata intorno ai 300 anni. Vale la pena di notare che la scomparsa della pergamena come supporto per le informazioni è dovuto proprio all’avvento del papiro, più economico, più facile da scrivere, più leggibile ma meno durevole.

L’avvento della carta ha ulteriormente peggiorato le cose; se alcuni volumi del passato hanno superato molti secoli, tutta la produzione moderna di carta ha una durata limitata a pochi decenni, con casi estremi come certi tascabili degli anni ’90 o la carta di giornale, che bastava lasciare al sole per vederla letteralmente sbriciolarsi. Colpa di addittivi chimici e sbiancanti, usati per migliorarne l’aspetto, e di processi di lavaggio inefficienti.

Possiamo riassumere che c’è stato un progresso continuo tra un supporto e l’altro che ha prodotto costi minori, prestazioni migliori e durate peggiori. D’altra parte sostituire supporti inorganici ed incombustibili con supporti organici e combustibili non poteva che peggiorare la durata delle informazioni ivi registrate.

In campo informatico non c’è una esperienza storica così lunga. Inizia solo dagli anni ’50 del secolo scorso, con le schede perforate (e per inciso ne ho un pacchetto in perfetto stato di conservazione in un cassetto, perforate per la tesi nel 1980).

I supporti informatici, magnetici od ottici, hanno avuto performance assai meno brillanti. A parte l’obsolescenza tecnologica intrinseca delle periferiche di lettura/scrittura, divenute introvabili o non funzionanti, che rende illeggibili anche supporti che sarebbero ben conservati, persino i nastri magnetici ed i cd-rom, che vantavano durate di 30 anni, si sono in realtà rivelati molto più cagionevoli del previsto. Una campagna di trasferimento dati eseguita di persona da CD-R di meno di venti anni conservati in condizioni ideali ha portato a quasi il 10% di supporti con problemi più o meno gravi di lettura.

La triste verità è che lo sviluppo dell’informatica moderna ha sempre privilegiato la riduzione del costo unitario dei supporti, la densità delle informazioni ivi registrate, la velocità di accesso alle informazioni stesse, senza porre una equivalente cura alla durata dei supporti stessi.

E questo può essere sufficiente per spiegare come mai la durata dei supporti, a partire dai 20–30 anni degli anni ’60, non sia migliorata ma anzi sia semmai peggiorata. Non stiamo infatti parlando di sistemi dotati di ridondanza ed algoritmi di correzione; questi sistemi devono essere dinamici, consumano energia e sono soggetti comunque a problemi di sicurezza informatica e di scarsa resilienza alle catastrofi.

Quello che serve sono supporti che conservino in maniera affidabile le informazioni per la loro stabilità e durata intrinseche, ed in maniera completamente passiva, senza consumare energia, né direttamente, come una stringa di dischi in RAID che deve essere alimentata e funzionante per essere stabile, né indirettamente, a causa di processi produttivi costosi e/o la necessità di impianti attivi di conservazione, come condizionamento/riscaldamento per la stabilizzazione della temperatura.

E servono anche supporti in cui la rappresentazione dei dati non sia così “lontana” dalla percezione degli utenti. La maggior parte delle unità di lettura/scrittura di dati digitali producono supporti sui quali i dati sono impercettibili con mezzi normali, e possono essere rivelati solo con un particolare tipo di unità hardware.

Ambedue queste caratteristiche sono presenti nella soluzione che, attualmente, garantisce i tempi di conservazione più lunghi tra i prodotti disponibili sul mercato. E, curiosamente, ma forse non per caso, si tratta di una tecnologia abbastanza vecchia, a cui sono state apportati alcuni miglioramenti. Parliamo delle pellicole fotografiche “normali”, cioè all’alogenuro di argento, ed in particolare di quella utilizzata dalla Piql, una azienda norvegese, insieme al macchinario per registrarvi informazioni digitali.

Il formato della pellicola, che è un prodotto commerciale, è il normale 35 millimetri, il supporto usato è un tipo di poliestere, e la gelatina e l’emulsione hanno ovviamente caratteristiche particolari. La durata di questa pellicola, opportunamente impressionata e sviluppata, è stimato poter arrivare a 500 anni, conservata a temperatura ambiente ed in condizioni ottimali.

La scrittura dei dati sulla pellicola, che alla fine è comunque una normale pellicola fotografica, può avvenire in vari modi, sia visuali che codificati.

Dati digitali “analogici” come immagini e microfilm possono essere inseriti normalmente. I dati digitali puri vengono invece codificati in fotogrammi simili a dei QR code che contengono ciascuno un blocco di dati.

Il fatto che la codifica sia “visiva” rende possibile eseguire la decodifica, noto il metodo di codifica, anche senza le apparecchiature originali, usando un oggetto che esegua scansioni ad alta risoluzione ed un computer, dotato di un opportuno software, che riassembli le scansioni nei file digitali originali.

Alla fine circa un chilometro di pellicola viene inserito in un contenitore appositamente progettato per una lunga conservazione,

Il periodo di conservazione viene ulteriormente esteso diminuendo la temperatura di conservazione …

… ma per oggi siamo già andati un po’ lunghi, e quindi qui ci aggiorniamo alla prossima puntata di Archivismi.

Marco Calamari

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Lo Slog (Static Blog) di Cassandra
L’archivio di Cassandra: scuola, formazione e pensiero

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Il mantainer di Newpipe Sponsorblock, polymorphicshade, ha abbandonato il progetto per dedicarsi ad una fork che diverge più drasticamente da newpipe, la quale promette nuove funzioni:

  • Inviare e votare segmenti sponsorblock
  • persistere i segmenti personalizzati di SponsorBlock nel database
  • aggiungere la funzione "Accesso esclusivo" / "Video sponsorizzato" di SponsorBlock
  • aggiungere la funzione "capitoli" di SponsorBlock
  • aggiungere un eliminatore di clickbait
  • aggiungere un filtro per parole chiave/regex
  • aggiungere l'importazione degli abbonamenti con un cookie di accesso a YouTube
  • aggiungere risultati algoritmici con un cookie di accesso a YouTube
  • aggiungere la riproduzione offline di YouTube

Intanto Newpipe si è aggiornato alla versione 0.26. Se non siete ancora pronti a passare a tubular, ma volete comunque le (tanto agognate) playlist e sezioni dei canali introdotte nell'ultima versione, javulticat ha ripreso dove polymorphicshade ha interrotto: https://github.com/javulticat/NewPipe/releases

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Lo scoglio principale è la necessità di recuperare la chiave di criptaggio, che è proprietaria e normalmente non disponibile, per poter collegare il dispositivo ad un app di terze parti senza avere l'app proprietaria a fare da intermediario. Sulla wiki di GadgetBridge ci sono diversi suggerimenti, in base al dispositivo, per cercare di recuperare la chiave però nessuno di quelli più immediati aveva funzionato per me e per quelli più laboriosi non avevo avuto tempo/voglia (forse, non ricordo esattamente 😁).

Una rapida ricerca oggi invece mi ha fatto trovare il sito della svolta, sarà che ho usato https://searxng.devol.it/: https://forum.mibandnotify.com/discussion/20131/how-to-get-your-auth-key-code Per il mio Mi Band 4 ho seguito le istruzioni della sezione "Manual method - Mi Band - magicalunicorn.fr Method" dove in pratica si scarica una versione custom di Zepp Life che, dopo aver associato il dispositivo, permette di copiare negli appunti la chiave di criptaggio. Dopodiché basta inserire in GadgetBridge la chiave aggiungendoci davanti la stringa "0x", come indicato nella loro wiki. Successivamente Zepp Life si può disinstallare.

Vediamo come mi troverò con la nuova app però sono abbastanza soddisfatto di togliere quella proprietaria. I dati nel cloud di Zepp Life li ho esportati (danno un link in cui scaricare i csv) e nei prossimi giorni li cancellerò, almeno a detta loro.

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Siamo entusiasti di annunciare la creazione di un progetto europeo il 1° dicembre 2023, che durerà 36 mesi. Questo progetto pilota di Next Generation Internet, denominato "NGI TALER", è gestito da un consorzio di 11 partner provenienti da 8 Paesi europei con il compito di lanciare un sistema di pagamento elettronico innovativo a beneficio dei cittadini europei, dei commercianti e delle banche. Questo sistema di pagamento è diverso dagli attuali metodi di pagamento online, come le carte di credito o i bonifici bancari, in quanto offre privacy all'acquirente: né i commercianti né le banche possono tracciare o collegare i pagamenti. Si tratta inoltre di un'opzione di pagamento priva di rischi per il commerciante, poiché non esiste l'equivalente di carte di credito false o rubate, in quanto i pagamenti vengono liquidati e confermati istantaneamente. Il sistema di pagamento è responsabile dal punto di vista sociale, ecologico e fiscale: non è una nuova valuta, non c'è un metodo di proof-of-work o proof-of-stake che consuma energia e la compensazione viene effettuata molto più velocemente rispetto ai pagamenti con carte di credito. NGI TALER impone la trasparenza ai commercianti, in modo che gli Stati garantiscano che le imprese possano essere ritenute responsabili dei loro redditi e pagare le tasse.

NGI TALER è finanziato come progetto pilota nell'ambito dell'iniziativa Next Generation Internet (NGI) del programma di ricerca Horizon Europe della Commissione Europea. Il progetto si basa sul software libero GNU Taler, sviluppato dalla comunità GNU e da Taler Systems S.A., che ha ricevuto ampi consensi da parte di esperti finanziari, tra cui esperti di diverse banche centrali, tra cui la Banca Nazionale Svizzera (BNS). L'obiettivo è rendere GNU Taler disponibile come sistema di pagamento attraverso due banche europee: GLS Bank (Germania) e MagNet Bank (Ungheria). L'ambizione di NGI TALER è di raggiungere il mercato europeo durante il periodo del progetto e di far accettare e adottare ampiamente il meccanismo di pagamento entro la fine del progetto.

Per ottenere queste caratteristiche, GNU Taler utilizza una crittografia all'avanguardia. L'investimento iniziale nell'infrastruttura richiesta è basso e il meccanismo di pagamento funziona in modo più efficiente rispetto alle soluzioni di pagamento esistenti, con commissioni di transazione più basse - un vantaggio che sarà condiviso da consumatori e commercianti. Ciò rende possibili anche i micropagamenti, creando un'alternativa interessante e rispettosa della privacy alle entrate basate su abbonamenti o pubblicità per giornali e altri editori.

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Jetpack Jeopardy

Un’altra sorta di remake, Jetpack Jeopardy non è infatti un vero e proprio rifacimento dello storico Jetpack Joyride, ma ne prende sicuramente molto spunto sia nel gameplay che nella grafica!

Utilizzate il vostro fidato jetpack per attraversare, senza ogni livello. Per controllare il gioco avete a disposizione un solo pulsante ovvero la barra spaziatrice che vi servirà per dare gas e far volare il vostro jetpack. Attenzione perché il carburante del vostro jetpack non è infinito dunque usatelo con cautela anche se all’interno del livello potrete trovare di tanto in tanto dei bidoni che vi caricheranno il serbatoio!

Alla fine di ogni livello vengono assegnati punti bonus per le gemme raccolte e i cuori rimasti.

Jetpack Jeopardy e Jetpack Joyride

Jetpack Jeopardy, foto Itch.io

Non c’è molto altro da dire su questo gioco, possiamo aggiungere per esempio che nel 2012 uscì una, fortunatissima, versione per smartphone (sia su Android che su iOS) con una quantità impressionante di traccianti e pubblicità (19!). Ma come ben sapete nel caso voleste provarla perché vi è piaciuto Jetpack Jeopardy potete sempre provare a installarla utilizzando Shelter e un blocco delle pubblicità tramite DNS o VPN locale.

Fateci sapere cosa ne pensate, il gioco è disponibile esclusivamente tramite browser e su desktop.

gioca onlinecodice sorgente

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Graphite: editor 2D raster e vettoriale che fonde livelli e strumenti tradizionali con un moderno flusso di lavoro procedurale basato sui nodi e completamente non distruttivo.

Graphite è un pacchetto di grafica raster e vettoriale in fase di sviluppo, gratuito e open source. È alimentato da un motore di composizione a grafo di nodi che fonde i livelli con i nodi, fornendo un'esperienza di editing completamente non distruttiva.

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Siti brutti ma buoni: i sito del Ma.Co.Sa.

Così, tanto per prendre in giro la rubrica "Siti belli e basta" di @lealternative , proponiamo questo sito che sembra essersi scongelato da un'epoca lontana, come l'uomo del Similaun ma dimostrando qualche anno in più rispetto alla celebre mummia sudtirolese... 😂
Ecco il sito del Ma.Co.Sa.: MAtematica per COnoscere e per SApere

@lealternative@feddit.it

http://macosa.dima.unige.it/base/mappa.php

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